Ormai è il tema del momento Se ne legge e sente ovunque in TV,siti,giornali con parere ampiamente discordanti.
Incuriosito dal tutto ho voluto,seppur in ritardo provare ad usarle in chat-bot anche io per vedere di cosa si tratta.
Credo che certi giudizi detti e letti pecchino per 2 motivi. Troppe aspettative e superficialità.
C’è chi provando Chat-GPT credeva che miracolosamente stesse chattando con il suo migliore amico che sapesse la sua vita morte e miracoli ed in più avesse l’intero scibile umano, c’è chi si è limitato a delle prove molto veloci e superficiali e subito ha sentenziato bocciando l’AI. Io penso che, ahimè come sempre, il problema non è la macchia ma l’uomo.
l’AI è prodotta da eccelse menti umane quindi è verosimile che nella migliore delle ipotesi risulti a sua immagine e somiglianza nei pregi e difetti. Non possiamo pretendere di creare qualcosa notevolmente migliore di chi l’ha creata. L’uomo non riesce ad oggi a spiegare con la sua immensa intelligenza il funzionamento della mente umana, i misteri dell’universo, gli stessi comportamenti umani e pretenderebbe che sia una macchina da lui progettata a supplire alle sue pecche?
Ignoranza del principio di funzionamento: sebbene sia quanto di più “umano” ad oggi visto, è pur sempre un computer, un’elaboratore elettronico, che potente per quanto possa essere è e resta una macchina. Non ha emozioni proprie o sentimenti, al massimo li può simulare. E’ così e direi che deve essere così, quindi non scordiamoci mai che non parliamo con un’umano e cerchiamo di comprendere gli intrinsechi limiti di una macchina.
Detto questo il mio approccio è stato diverso. Non mi son messo a provare le conoscenze del chat-bot in quanto do per assunto di base che abbia accesso a così tante informazioni verificate che mi stupirei se non sapesse generare un testo o creare un foglio excel o una presentazione o tante altre cose che già le macchine fanno da tempo.
Quello che forse in molti non hanno compreso è che la vera novità non è il risultato ma il modo in cui si chiedono le cose ed il modo in cui “confeziona” il risultato.
Lo scopo di chat-gpt è quello di comprendere il linguaggio naturale cercare i risultati che esistono, incrociarli tutti analizzando e proponendo una risposta coerente con lo stile comunicativo del corrispondente.
Ad oggi siamo abituati , e lo fanno anche in nostri assistenti virtuali convenzionali, a cercare sui motori di ricerca per parole chiave e avere contenuti se pur ottimi frutto di quanto presente sul web.
L’AI invece raramente prende quanto scritto da altri, piuttosto ne fa tesoro per personalizzare la risposta in base alla domanda che abbiamo fatto senza usare parole chiave ma il linguaggio naturale che quotidianamente usiamo per rapportarci con i nostri simili.
Se solo si capisse questo banale concetto credo che molte critiche decadrebbero essendo la risposta in quanto sopra scritto.
Ci sono poi dei limiti tecnici: il sistema non può avere un rapporto personale nel tempo in quanto non è fattibile mantenere memoria di tutte le interazioni con l’AI. Quanto memoria inutile servirebbe per ricordare una serie di interazioni poco utili per la collettività o semplicemente necessarie esclusivamente all’interno di una singola conversazione? Sarebbe impossibile. Non è troppo diverso da come ci comportiamo noi: ricordiamo i dati e fatti salienti di un discorso ed , a volte, neanche quello dopo qualche tempo. Perchè pretendere che lo faccia una macchina?
Tuttavia il mio esperimento, a questo punto, consapevole dei limiti di cui sopra, è stato focalizzato propio sull’aspetto dell’interazione pura uomo-macchina.
Su questo aspetto, malgrado gli scettici, sono rimasto positivamente sorpreso di come si comporta il chat-bot nella simulazione di una reale conversazione uomo-uomo su più svariati argomenti. Con conversazione intendo l’approfondimento di una tematica in modo interattivo ed esaustivo.
Ad una prima risposta molto simile a quella di un motore di ricerca, a seconda della richiesta di approfondimento successivo, il bot migliora la qualità della prima risposta elaborando le info fornite e i risultati delle nuove informazioni in modo da approfondire l’argomento.
E’ molto più difficile spiegarlo qui che provarlo personalmente.
Questo modello comportamentale rende la conversazione piacevole ed inspiegabilmente a volte molto empatica.
Tuttavia, questa “empatia” ,come nel corrispondente comportamento umano, si percepisce dopo una reiterata interazione, sempre tenendo a mente il limite di memoria limitato alla sessione corrente di chat.
Le risposte sono sempre (nel 90% almeno delle prove fatte) accurate non solo alla domanda posta ma anche al contesto della conversazione/tema ed allo stile comunicativo usato precedentemente.
E’ Logico quindi, che chi si limiterà alla domanda secca altro non potrà ottenere che una risposta corretta ma molto più simile ai risultati di un motore di ricerca che ad altro.
In due parole con la macchina bisogna saperci “ragionare” per ottenere un’esperienza simil-umana di conversazione.
Mi lascia veramente allibito leggere su un seguito quotidiano on-line, di una personalità ,sicuramente più famosa di me, che laconicamente scrive “chat-gpt: è solo un pappagallo”.
Questo signore/a si scorda che la ripetizione di una parte o dell’intera domanda è uno dei cardini della comunicazione efficace utilizzata in qualsiasi ambito professionale.
Si ripete la domanda sia per confermare all’interlocutore che lo abbiamo ascoltato ma anche per verificare se la nostra comprensione della domanda è stata corretta. Crea quindi empatia, comprensione e minimizza la possibilità di fraintendimenti. E’ un cardine della comunicazione per il quale ovviamente l’AI è stata istruita.
Stupirsi quindi di questo è un’atteggiamento superficiale ed affatto scientifico.
Per finire: non è solo l’AI a dover imparare come rapportarsi con gli umani ma anche (e forse sopratutto) gli umani ad imparare come rapportarsi con essa in un modo che sarà sempre più simile a quello umano ma che resterà sempre e comunque diverso.
Se l’argomento vi interessa, fatemi sapere la vostra
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