Chat-GPt: le considerazioni dopo la “riabilitazione” in Italia

Se Poco dopo aver pubblicato i post su chat-gpt casualmente è successo che il nostro buon garante della privacy a sollevato una serie di eccezioni tali che hanno portato all’indisponibilità della piattaforma per tutti gli utenti italiani per tutto il mese di Aprile 2023.

Malgrado non neghi l’importanza di tutelare la privacy di ognuno di noi vedo delle macroscopiche incongruenze che portano all’ipocrisia nella stragrande maggioranza dei paladine della privacy online.

La prima cosa che manca è la conoscenza e consapevolezza di quello che usiamo, cioè internet tutto. In pratica, eccezioni a parte di palesi violazioni di privacy, manca un’educazione digitale di massa. Come al solito è l’ignoranza il male e, spesso il freno a qualsiasi cosa che non si conosce.

Bisogna avere la consapevolezza che usare i servizi internet di qualsiasi tipo (ma anche qualsiasi servizio reale) porta all’esposizione dei dati personali.

Non posso aprire un conto, firmare un contratto, ottenere qualsiasi cosa senza dare i miei dati personali, mi sembra un’ovvietà.

Allora dove sta il problema?

Il primo è conoscere a chi si danno i nostri e dati ed a quale fine li si danno. Questo è a carico di noi utenti.

Il secondo, invece, che è quello che più deve preoccupare è che uso si fanno di quei dati. Su questo sono responsabili le società alle quali in buona fede forniamo i dati.

Detto questo perseguiamo coloro che abusano della buona fede ma , come per ogni reato, quando lo commettono. Non possiamo far processi alle intenzioni che portano al blocco di servizi utili alla comunità per la semplice paura di cosa potrebbe (condizionale) succedere.

Ma allora dove sta il problema visto che per iscriversi a chat-gpt si usa il nostro normalissimo indirizzo di google (ad esempio) quindi trasmettiamo solo i dati che già altri hanno e per i quali abbiamo dato il consenso? Non capisco.

Un sistema di AI deve insitamente poter apprendere dall’interlocutore umano in caso contrario come potrebbe/dovrebbe interagire in modo simil-umano?

Ma la cosa principale è come può aiutarmi qualcuno che ogni volta si scorda anche solo il mio nome con la scusa della privacy? Ecco quindi che arriviamo al paradosso di qualcosa che avrebbe grandi potenzialità ma che finirà presto relegato alla curiosità del momento.

Se l’AI non si ricorda almeno le cose banali su me non potrà mai fornirmi una risposta accurata. Sul tema si potrebbe discutere con pareri discordanti per anni senza arrivare a nulla.

Sta di fatto, per arrivare al punto, che dopo aver adempito alle 4 idiozie imposte dal garante (le solite del tipo “dichiaro di aver più di x anni” ahaha) chat-gpt ha riaperto battenti in Italia ma, giustamente, a modo suo.

Dietro le quinte e per evitare noie burocratiche, i programmatori hanno ancor più limitato la capacità di rapportarsi in modo simil-umano proprio perchè questo richiede di saperne di più di noi.

Il risultato? Un chat-bot meno empatico, al quale devi ripetere ogni volta anche le informazioni essenziali e basilare anche se per nulla “dati sensisibili”.

In questo modo oltre che “antipatico” il chat-bot è diventato null’altro che un motore di ricerca un pochino più sofisticato anzi peggiore, visto che nella forma pura “chat-gpt” dichiara di non aver accesso a dati recenti/aggiornati.

Attenzione non è che voglia l’amico/confidente virtuale ma vi faccio un paio di esempi (ma ne potrei fare a migliaia) su come non ricordar nulla possa diventare frustrante anche su cose del tutto impersonali.

“Chatgpt oggi ho internet che va lenta, ho fatto il ping e ci mette 50ms sul solito sito.” Ecco che se l’intelligenza artificiale ricordasse che io ho una connessione in fibra che sul sito X generalmente ha un ping di 3ms allora potrebbe consigliarmi come cercare di capire/risolvere il problema.

Non sapendolo dovrà farmi una serie di domande e darmi una serie di risposte mirate a capire che tipo di connessione ho, perchè ad esempio, se mi collego dallo smartphone è del tutto NORMALE che il ping sia 50ms anzi sarebbe anche un buon risultato, non sarebbe affatto un problema e l’AI potrebbe semplicemente dirmi “Pietro, ma guarda che è normale se sei collegato dallo smartphone”.

Un’esempio più umano: chat-gpt ieri ho mangiato al ristorante ZioPino (nome di fantasia) e son stata male. Ecco che se ad esempio chat-gpt fosse informata sul fatto che sono un soggetto allergico ad a,b,c e che il ristorante ZioPino non esclude gli usi degli allergeni di cui sopra potrebbe rispondermi accuratamente o meglio dirmi di chiederle la prossima volta dove voglio andare a mangiare per ridurre al minimo i rischi.

Sono solo due esempi per capire che se vogliamo aumentare la produttività o semplicemente aver un beneficio dalla nuova tecnologia è ovvio che dobbiamo e dovrebbe (ovviamente con nostro assenso) saperne di più su noi.

Nei due esempi di prima dover spiegare il contesto per avere una risposta sensata mi farebbe perder più tempo che tornare alla semplice ricerca su google per parole chiave. 

Dopo quindi aver provato questa nuova versione ancora più “castrata” non vi nego che anche per le mie necessità lavorative/tecniche son tornato al buon vecchio motore di richerca. 

 

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