L’Italiano (lingua) conosciuta ma bistrattata come una sconosciuta

Pensavo da tempo di scrivere questa riflessione finalmente, con calma, la scrivo.

Siamo Italiani ed abbiamo una lingua che oltre ad avere millennarie radici che deriva dal Latino, dal Greco, da quella che fu la culla della civiltà da illo tempore è ricchissima di parole, modi di dire, sinonimi, ossimori e molto altro.

Una lingua ricca di vocaboli che potrebbero definire qualsiasi cosa,oggetto,sentimento,comportamento, abitudini insomma una lingua veramente completa.

Negli ultimi 30 anni si assiste invece alla moria di questa bellissima lingua “sporcata” (spiegherò il termine forte) da pseudo neologismi anglosassoni che personalmente credo rappresentino più la voglia dell’italiano medio di ostentare una falsa conoscenza dell’inglese che altro aggiunta ad una sana dose di mancanza non solo di senso della patria ma di disprezzo della lingua che si parla nel nostro “bel” (ironico) paese.

Lasciando per un’attimo stare la filologia, questo comportamento io lo trovo deprecabile e sinonimo di mancanza di rispetto per la nostra terra e la sua millennaria storia.

Figli di Dante dopo, dei Latini prima ci ritroviamo a sostituire termini italiani con termini di derivazione anglosassone.

Ora se da un lato la tecnologia di origine anglosassone ci ha portato ad importare termini tecnici che a volte non hanno un sostituto in italiano, dall’altro come sempre si esagera.

Partiamo da esempi semplici giusto per capirci. Diciamo WeekEnd (con o senza spazio) quando si può dire semplicemente fine settimana.

Diciamo chattare quando si potrebbe dire semplicemente chiaccherare…ma questa è un’abberrazione che spiegherò dopo.

Veramente gli esempi sarebbero infiniti. Da mouse a keyboard a monitor a power bank, account ma gli esempi sono migliaia.

Ma la peggiore delle abberrazioni linguistiche è italianizzare verbi ed aggettivi di origine anglosassone.

Cosa significa “postare”? Cosa significa “schedulare”? Cosa significa “forwardare”? Cosa significa “taggare”? Cosa significa “deployare”? Cosa significa “kissare”? Cosa significa “switchare”?

E mi fermo su quest pochissimi termini se pur tecnici che potrebbero semplicemente e nell’ordine essere sostituiti con: pubblicare, metter in agenda, inoltrare, segnalare/evidenziare, installare, baciare, cambiare.

Ecco sono abberrazioni linguistiche perchè questi verbi non esistono, vengono compresi ma non esistono nel dizionario italiano.

Detto questo mi fa sorridere fare un paragone con i cugini francesi e spagnoli. Di francese capisco poco di spagnolo un po di più. Facciamo qualche esempio.

In spagna il computer è “ordenador personal”, il portatile (da noi laptop) è “ordenador portatil”. La tastiera (keyboard) è “teclado/tecla”, il mouse è “raton” , la e-mail o posta elettronica è “correo electronico”.

Sono solo esempi racchiusi in ambito informatico (tecnologia computacional) ma se ne potrebbero fare altre migliaia per altri ambiti o vita quotidiana.

Ora perchè gli spagnoli (è un esempio) usano la loro di lingua mentre noi come pecoroni non solo importiamo ma italianizziamo termini che non ci appartengono?

Non è saccenza è ignoranza e mancanza di rispetto per la nostra lingua. E’ volere ostentare qualcosa che non si conosce se non per quelle 4 parole comuni ed italianizzate.

Finisco con un’aneddoto. Quando lavoravo per grandi multinazionali telefoniche le comunicazioni di servizio fra italiani erano con quegli abbomini di termini italianizzati.

Un giorno risposi a tutti dicendo. O si scrive in Italiano o si scrive in Inglese.

Peccato, presunziona a parte, che su 500 e passa dipendenti chi sapeva scrivere un messaggio di posta elettronica totalmente in inglese ero solo io.

Non ebbi mai alcuna risposta.

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